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Douglas Gordon, 24 Hours Psycho, 1993 |
Se la diffusione del video fu straordinaria negli anni ‘70, oggi la sua
presenza si è capillarmente diffusa, arrivando a dar voce alle zone più remote
e realizzando, di fatto, la profezia di Warhol sui quindici minuti di
celebrità. Il motivo di una diffusione così ampia va sicuramente ricercato
nelle potenzialità del Web 2.0, simbolo per antonomasia del
contemporaneo, che ha consentito il moltiplicarsi di voci sotto forma di testi,
immagini e audiovisivi.
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Pierre Huyghe, The third memory, 2000 |
Ma la centralità del video sta anche nell’essere diventato, col tempo,
film. Spieghiamo meglio. In principio i termini film e video distinguevano due
supporti diversi, portatori entrambi di contenuti visivi e, con le debite
differenze, sonori. Successivamente, soprattutto a partire dalla diffusione
capillare dei registratori e dell’homevideo – con le cassette Betamax,
VHS, Video8 a metà degli anni ‘80 – il video iniziò a supportare
anche i film, attraverso tecniche quali il più o meno professionale TeleCinema
(la proiezione della pellicola e la registrazione in video essa). Oggi, sancita
la supremazia del digitale, è obsoleto distinguere tra cinema e video dal punto
di vista tecnico e tecnologico, tanto che nel linguaggio accademico si parla di
film solo in certi casi mentre, per la condizione attuale, si tratta di cinema
e di post-cinema. Senza dilungarsi su tale questione, che continua a vedervi
impegnati numerosi studiosi, sarà interessante sapere che anche nell’arte,
all’inizio degli anni ‘90, si assiste a un nuovo exploit del video,
sotto forma di videoproiezione, con artisti quali Douglas Gordon, Pierre
Bismuth e Pierre Huyge che prendono gli object-trouvé dal cinema,
inserendoli nello spazio artistico (found-footage).
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Pipilotti Rist, Be nice to me, 2008 |
Così come sarà
interessante notare che molti dei video artists degli anni ‘90, quali
Pipilotti Rist e Eija-Liisa Ahtila, eseguono opere realizzate secondo linguaggi che verranno
ripresi dai professionisti del cinema - uno fra tutti, da Gus Van Sant.
Il cinema nella videoarte e la videoarte nel cinema? Eppure, ciò cui
solitamente assistiamo recandoci ad una mostra di tal genere ha poco a che fare
con il cinematografico. Questo perchè il video, pur condividendo con la
“settima arte” simili pratiche produttive, possiede delle caratteristiche
peculiari che non hanno necessariamente a che fare con il supporto e che,
durante questo evento, ci si ripromette di rendere evidenti.
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