Elogio della tecnica: il caso Rodella

Ieri Venerdì 24 Giugno 2011 alle ore 21:00 lo scultore Sergio Rodella ha presentato nel suo studio di Vigonovo (VE) una Nuova opera d'arte. Lo studio dell'Artista, inoltre, sarà aperto al pubblico nei prossimi giorni in orario di negozio.

È impossibile restituire a parole l'impatto emotivo delle opere di Rodella. L’esercizio descrittivo di una scultura è di per se un’operazione stancamente retorica che non può, in nessun caso, competere con la visione diretta dell’opera. Chiunque capisca di scultura sa che la galleria fotografica (e meglio ancora il video) restituisce più di tante parole la potenza espressiva e la tensione formale di un elaborato plastico. La visione diretta, tuttavia, rimane, oggi come sempre, imprescindibile per capire appieno un oggetto a tre dimensioni.
Per questo preferisco lasciare la critica dell’opera di Rodella ad altri e concentrarmi invece sui molti interrogativi di natura generale che sorgono spontanei a seguito della visione di una scultura come “Il bambino e la scarpa”.

Anzitutto è necessario fare alcune precisazioni per chi non conosce bene l’arte contemporanea. Oggi le sculture dei cosiddetti “artisti di successo” sono quasi sempre il prodotto del lavoro di un atelier di Artigiani anonimi incaricati di tradurre in marmo, bronzo o qualsiasi altro materiale un bozzetto originale di piccole dimensioni in materiali più facili da lavorare come la creta. A volte gli “artisti” non eseguono nemmeno il bozzetto limitandosi a fornire dei disegni indicativi che fungono da progetto. Il caso estremo, molto diffuso negli ambienti dell’arte concettuale è quello di “artisti” che forniscono esclusivamente l’idea lasciando ai propri collaboratori, o all’atelier di riferimento, il compito di tradurre in progetto l’idea di partenza. Centri famosi di esecuzione artigianale su commissione sono Pietrasanta e Massa Carrara.
Artisti famosissimi e controversi come il padovano Maurizio Cattelan lavora(va)no apertamente in questa maniera, mentre altri preferiscono occultare certi metodi produttivi. Cattelan, che ha di recente dichiarato di essersi ritirato dalla vita artistica, ha presentato alla biennale di Carrara del 2010 una scultura realizzata da una bottega di Carrara, il cui significato concettuale premeva evidentemente su quest’ambiguità tra artista/committente e artigiano esecutore. Sarebbe interessante sapere se l’artista Cattelan ha deciso il suo ritiro dalla scena mondiale anche in seguito a questa esperienza di confronto con l'abilità artigianale degli scalpellini carraresi.

L’apparato concettuale è presente nelle opere di Rodella da decenni. Ben prima che l'arte concettuale diventasse un fenomeno di mercato l’artista Rodella concepiva le sue opere dotandole di una solida ricerca intellettuale che dialoga sempre con la proposta formale dell’artista.
La tensione concettuale e la tensione formale, riunite nella scatola tecnica di cui Rodella sembra essere in Italia depositario unico fanno di Rodella un caso raro, se non unico, a livello nazionale, europeo e addirittura mondiale.
Chi in passato si è occupato dell’artista dal punto di vista critico ha spesso scomodato divinità artistiche come Jacopo Della Quercia, Michelangelo e Bernini per descrivere la perizia tecnica, la tensione creativa e l’elaborazione formale delle sculture dell’artista padovano.
Quello di cui non si è parlato abbastanza, a proposito della sua opera, è la capacità di essere invece autenticamente contemporaneo pur essendo padrone di una tecnica sublime che ci fa pensare a secoli ormai lontani nel tempo e ad un'arte anacronistica. Il laboratorio di Rodella, invero, è un laboratorio di un’artista contemporaneo che ha saputo integrare ad una disciplina antichissima l’evoluzione tecnica e tecnologica di strumenti e materiali.
Questo concetto è più facile da capire se di descrive il processo creativo dell’opera stessa. Lo scultore di marmo lavora oggi con il martello pneumatico. Un quintale di marmo può essere alleggerito di materia con la sega circolare ad acqua. Il processo di levigatura è enormemente accelerato da attrezzi che facilitano il compito dello scultore. Eppure il parto creativo di una scultura di Rodella spesso dura un intero anno. In sostanza quello che, secoli prima, era un lavoro lentissimo oggi è un lavoro molto più veloce. Ciò che per essere finito in un anno prima necessitava di più mani oggi, grazie alla tecnologia, può concludersi molto prima;  è il processo di ricerca formale tuttavia a rallentare il lavoro. Evidentemente questo non è abbastanza per i tempi frenetici della contemporaneità e dunque Rodella fa parte di una categoria oggi rarissima. Quella dell’artista abitato dal demone della ricerca formale a cui DEVE dare risposta attraverso soluzioni grafiche e plastiche, nella forma del duro scontro contro il materiale lapideo. Perché Rodella non si accontenta di immaginare la scultura, perché SA che la vera elaborazione formale è quella che da luogo all’esito finale dell’opera d’arte e che la vera operazione concettuale, in un epoca contraddistinta dalla logica industriale e dalla riproduzione di massa, è quella di dedicarsi al lentissimo lavoro dell’elaborazione plastico-formale personalmente, attraverso l’intervento diretto e la supervisione di tutte le fasi di creazione dell’opera. Sono molti gli uomini capaci di immaginare. Sono rari quelli capaci di trasformare l’immaginazione in realtà. E questo è il limite principale del lavoro artistico di Rodella: la mancanza di concorrenza di altri uomini che sappiano essere contemporanei come lui e al tempo stesso sfruttare l'antico patrimonio di tradizioni e le nuove possibilità tecnologiche. L’assenza di sfide non giova all’artista e l’unicità di Rodella lo costringe a giocare una partita completamente da solo.

Ma come sempre, in arte e in scultura, le parole servono a poco. Chi può approfitti dell'occasione e si renda conto di persona dell'operato dello scultore andandolo a trovare nel suo atelier in Via dell'artigianato 21, Vigonovo (PD) nei prossimi giorni.

Commenti

  1. Le sensazioni emotive possono scaturire sia da parole che da immagini. A mio parere prediligo la visione diretta in quanto dà subilto e completamente l'impatto globale di qualsivolglia cosa e, conseguentemente , l'immediatezza e completezza dell enozione ricevuta.Sergio

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  2. Hai ragione, ma non solo parole ed immagini, Sergio. Tutti gli stimoli sensoriali sono in effetti utili a sollecitare semplicemente reazioni emotive. Una visione plastica, come in questo caso, è iconica in quanto forma statica e gruppo formale chiuso. Ma al tempo stesso è visione a 360 gradi, ossia fruibile attraverso una lettura spiralica che genera movimento. È vero che la visione diretta sola può restituire la forma nella sua interezza. Specie quando le forme sono plastiche e vivono di pura spazialità.

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