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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

Rock On Light part 5: R.E.M. - Around the Sun (2004), Buio e malinconia

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L’11 settembre ha lasciato un segno indelebile nella società americana, oppressa da un groppo alla gola da più di dieci anni. I R.E.M. danno vita nel 2004 a uno dei dischi più malinconici e mal riusciti della loro ultra trentennale carriera, imperniato di arpeggi struggenti che richiamano il tema della nostalgia. L’impatto emotivo e sonoro risente di una evidente stanchezza, lasciando spazio a un disco senza pretese, che cerca invano di emozionare con i mezzi più essenziali.

Rock On Light part 4: Isis - Wavering Radiant (2009), Un flash e un addio

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L’ultima fatica degli Isis porta con sè tanta rabbia, che poco ha a che fare con il post-metal. La presenza di Adam Jones in due delle tracce del disco spinge la band verso lidi più progressive e, guarda caso, più vicini ai Tool. Hall of the Dead è un incipit violento e aggressivo, costruito su un possente muro sonoro generato da organo e chitarre, che lascia spazio saltuariamente a delicate parentesi ambient. Ghost Key è il pezzo forte del disco, impreziosito da un tessuto elettronico che alterna momenti delicati ad altri più feroci, galvanizzati dalla voce possente di Aaron Turner. La voce, che per l’appunto nei pezzi degli Isis riveste solitamente un ruolo di secondo piano, proprio qui sembra conferire una maggiore emotività all’atmosfera complessiva.

Rock On Light part 3: Porcupine Tree - Lightbulb Sun (2000), Candore progressivo

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Il pop non è necessariamente commerciale, a maggior ragione se parliamo dei Porcupine Tree. Il disco del 2000 segna il definitivo distacco da quella fase “psichedelica” che li aveva contraddistinti agli esordi, più per una volontà di volersi scrollare di dosso quella fastidiosa etichetta che li vedeva come i “Pink Floyd degli anni Novanta”. In realtà, Lightbulb Sun è un disco che mantiene a tratti intatto il gusto di Steven Wilson per gli arrangiamenti complessi e raffinati. E' un lavoro sincero, che si snoda sul bipolarismo tra fraseggi a tinte solari e parentesi più malinconiche. I testi si rivelano più schietti e diretti, ma non per questo meno impegnati. Rimangono i contrasti sonori già udibili in Stupid Dream , enfatizzati dalle chitarre a tratti distorte e a tratti più rilassate.

Rock On Light part 2: Anathema - Weather Systems (2012), Dinamismo ed emotività

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La nona fatica del gruppo inglese capitanato dai fratelli Cavanagh continua sulla strada già intrapresa con il precedente We’re Here Because We’re Here . Perché sì, abbiamo ancora a che fare con atmosfere calde, progressioni sonore (a onor del vero non troppo audaci, ma pur sempre d’effetto) che sfociano in roboanti palle di suono, melodie sui generis che non risultano neppure troppo complesse. Eppure è innegabile che qualcosa di nuovo stia facendo timidamente capolino. Perchè qui la solarità, le atmosfere calde e avvolgenti, i paesaggi emotivi suggeriti dalle armonie vengono trattati in una maniera del tutto nuova, motivo per cui Weather Systems non può essere definito, a mio avviso, un disco manierista.

Rock On Light part 1: Ulver - Shadows of the Sun (2007), Piccole gemme di paura

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C’è un musicista, a Oslo, che negli anni ha voluto spaziare costantemente da un universo sonoro a un altro. Kristoffer Rygg, in arte Garm, fonda nel 1992 gli Ulver, uno dei gruppi più eclettici degli ultimi vent’anni, ponendosi come pietra miliare dapprima nel panorama metal più oscuro, per decidere di spostarsi poi su lidi più elettronici, fino ad arrivare ad un concetto di musica estremamente personale e difficilmente catalogabile. Shadows of the Sun , settima fatica del gruppo norvegese datata 2007, è il disco più cupo e dimesso della loro carriera, ma anche il più accessibile.