Rock On Light part 5: R.E.M. - Around the Sun (2004), Buio e malinconia
L’11 settembre ha lasciato un segno indelebile nella società americana, oppressa da un groppo alla gola da più di dieci anni. I R.E.M. danno vita nel 2004 a uno dei dischi più malinconici e mal riusciti della loro ultra trentennale carriera, imperniato di arpeggi struggenti che richiamano il tema della nostalgia. L’impatto emotivo e sonoro risente di una evidente stanchezza, lasciando spazio a un disco senza pretese, che cerca invano di emozionare con i mezzi più essenziali.
Se c’è un pezzo degno di un eventuale “best of” è il singolo introduttivo, Leaving New York, che si regge su un testo il cui tema chiave è la perdita della speranza: I might have been turned around, it’s easier to leave than to be left behind. Una ballata delicata, avvolgente, che però non aggiunge nulla di nuovo ai classici pezzi strappalacrime degli anni precedenti. Electron Blue lascia a desiderare, per lo meno sul piano musicale, cadenzato e piuttosto banale. Il testo è interessante più per l’immagine evocativa: un tentativo di messa a fuoco al cospetto di una luce fioca. E via così, i pezzi successivi sono un susseguirsi senza tregua di malinconici richiami al passato, alla propria identità oramai perduta. Da menzionare l’incalzante ritmica dell’acustica Final Straw, che evoca atmosfere belliche, silenzi interiori, buie speranze: Now love cannot be called into question, forgiveness is the only hope I hold. Interessante è anche Aftermath, che a voler essere onesti non sfigura affatto, ma pecca di troppa continuità. Il pessimismo continua a farsi largo tra i versi del brano: And you see it all, and you want it shout. Merita di essere menzionata anche The Worst Joke Ever, morbida, oscura e decisamente toccante. Nel complesso, Around The Sun è un lavoro privo di mordente, tenue, stanco, male arrangiato, buio e cupo, nonostante il titolo richiami atmosfere solari. Stipe e soci da qualche anno dimostrano di aver perso interesse nel cercare di creare qualcosa di originale e intrigante, anche se il successivo Accelerate manifesta una grinta che latitava dai tempi di Monster. La guerra in Iraq e la politica di Bush sono i temi portanti del disco, le cui liriche vogliono essere l’emblema della perdita della speranza. Gli anni Novanta sono lontani, la luce in fondo al tunnel pure.
Se c’è un pezzo degno di un eventuale “best of” è il singolo introduttivo, Leaving New York, che si regge su un testo il cui tema chiave è la perdita della speranza: I might have been turned around, it’s easier to leave than to be left behind. Una ballata delicata, avvolgente, che però non aggiunge nulla di nuovo ai classici pezzi strappalacrime degli anni precedenti. Electron Blue lascia a desiderare, per lo meno sul piano musicale, cadenzato e piuttosto banale. Il testo è interessante più per l’immagine evocativa: un tentativo di messa a fuoco al cospetto di una luce fioca. E via così, i pezzi successivi sono un susseguirsi senza tregua di malinconici richiami al passato, alla propria identità oramai perduta. Da menzionare l’incalzante ritmica dell’acustica Final Straw, che evoca atmosfere belliche, silenzi interiori, buie speranze: Now love cannot be called into question, forgiveness is the only hope I hold. Interessante è anche Aftermath, che a voler essere onesti non sfigura affatto, ma pecca di troppa continuità. Il pessimismo continua a farsi largo tra i versi del brano: And you see it all, and you want it shout. Merita di essere menzionata anche The Worst Joke Ever, morbida, oscura e decisamente toccante. Nel complesso, Around The Sun è un lavoro privo di mordente, tenue, stanco, male arrangiato, buio e cupo, nonostante il titolo richiami atmosfere solari. Stipe e soci da qualche anno dimostrano di aver perso interesse nel cercare di creare qualcosa di originale e intrigante, anche se il successivo Accelerate manifesta una grinta che latitava dai tempi di Monster. La guerra in Iraq e la politica di Bush sono i temi portanti del disco, le cui liriche vogliono essere l’emblema della perdita della speranza. Gli anni Novanta sono lontani, la luce in fondo al tunnel pure.
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